martedì 6 febbraio 2018

SCATOLA


Squadra i placidi confini del cielo inventati da lui,
ama avere spenti momenti di distacco e malignità.
 
uh uhhh uhh uhh
uh uhhh uh uh uh uhhh
 
Dissente, progredisce con il genio del suo niente,
l'assoluto, la ragione: mettersi il vestito migliore.
 
Uo oh, ogni stolto ha la sua scatola vuota
Oo oh oh ogni stolto ha la sua scatola vuota.


Sa disperdere il suo seme, chiama un ghigno tranquillità
distrae la noia col mostro della gioia.
 
uh uhhh uhh uhh
uh uhhh uh uh uh uhhh
 
Dissente, progedisce con il genio del suo niente
L'assoluto, la ragione: mettersi il vestito migliore.
 
Uo oh, ogni stolto ha la sua scatola vuota
Uo oh oh ogni stolto ha la sua scatola vuota.

IL RESTO DI NIENTE


Sulla giostra della mia finestra, l'astronave bianca che mi culla
guarda come luccica il mio mento, perso in questo pomeriggio onesto.
 
Per poter tacere come niente, basta saper dire tutto il resto
Senti come balla il pavimento senza più cercare il suo consenso.
 
Le carezze che non mi so dare, scelte fatte a caso come urlare
perse con paura senza entrare nelle case bianche come il sale.


Scorre lento e banale, dolce lento, sempre lo stesso è uguale
Scorre lento il tempo, dolce lento, sempre lo stesso è uguale.


La capigliatura cambia sempre, sceglie verbi e frasi del presente
Succhia dal mio seno che non cresce, quello che non esce non riesce.
 
Le carezze che non mi so dare, scelte fatte a caso come urlare
perse con paura senza entrare nelle case bianche come il sale. (x2)


Scorre lento e banale, dolce lento, sempre lo stesso è uguale
Scorre lento il tempo, dolce lento, sempre lo stesso è uguale. (x2)

LA MIA CASA IN FONDO AL MARE


Mia mia mia miagolo un sorriso indecente tra la gente
ma non riesco a darmi per perso il mio formicolio sulla pelle.
Ho il mio gomitolo grigio tra i guanti,
si accanisce se metto le dita nell'acqua stagnante.


E conta le frustate inebetita dai lividi
Tutti adesso tutti qua, la tortura mi assaggia
Fortissimo solo per me, in violentissimo ascolto
Con le frecce nel corpo, senza santi nel sonno
A ripetermi che:
 
E' una questione di estetica, profonda sintetica
se un giorno ho scelto di bussare
nella mia casa in fondo al mare.


Dormivo nell'oblò, le coperte pungevano
ogni giocondo bianco secondo non lo capivo mai fino in fondo
E scarto i biscotti dai gusci infetti
sospettando che caschino briciole sulle dita degli altri.

Ma conto tante stanze che contengono brividi:
Troppe porte senza età, cento chiusi battenti
Spalancano solo per me il loro rigido corpo
Buio colla contorno, occhi lucidi in fondo
A ripetermi che:
 
E' una questione di estetica, profonda sintetica
se un giorno ho scelto di bussare
nella mia casa in fondo al mare.
(x2)

IL CIELO DI ROMA


Oggi il cielo è un principe lurido di blu
un paradiso immobile tra labirinti e tegole.
Oggi il cielo è un codice isterico di ruggine e nuvole,
un principe ignobile senza regole.


Ma tutto cambia, tutto ci stanca con l'abilità
di una medaglia
che mette fine alla corsa.


Oggi il cielo è un temporale di cicale in Do maggiore,
sole sole le signore fanno file di due ore.
Tra i veleni in bilico, la noia di un medico
che non le curerà: torneranno a casa piccole
come la fuliggine.


Ma tutto passa, e Roma è una gatta che ti ricatterà
ti graffierà e fuggirà
quand'è finita la pappa.


Oggi il sole è un matricida e bacia Roma come Giuda
la tortura di calura pazientando che da sola
si uccida di noia e paura, turisti
dall'aria golosa e gelosa di un'unica cosa:
che tra le loro mille belle chiavi di casa
il cielo di Roma non ci sarà.

Ormai no non bruciano
tutti quei nei che bucano
la carta geografica nascosta sull'anima.
La mia casa è un salice, un tavolo, un calice,
un'isola tra l'edicola e il bar.
Oggi il cielo è un principe e sa che non mi lascerà
Roma, chissà dove sarò l'inverno prossimo.

CIRCO DI DIAVOLI

L'equilibrista sa fare l'amore
con una corda di sogni e di ore.
La gentilezza la impara volando
sulle radici piantate nel vento.

Le cose più forti, le più importanti
sono invisibili, sono eleganti.
Prendi la forza di gravità
che tiene a terra senza schiacciarti.

Arriverà un circo di diavoli col prossimo sole
Gli occhi giusti per vedere nel viso delle persone
Arriverà un circo di diavoli la prossima estate
Brinderanno alle loro parrucche e alle donne sbagliate.


Il Cielo è ubriaco sopra il tendone,
notte gelata io ti do' un bacio.
Questa pagliaccio ti dà il suo cuore
sulle parole di un domatore.

Porta una storia che sa di liquore
con una gonna di piccole arance.
Porta una figlia che parla coi gatti
nel loro dialetto da poveri matti.

Arriverà un circo di diavoli la prossima estate
Brinderanno alle loro parrucche e alle donne sbagliate
Arriverà un circo di diavoli col prossimo sole
Gli occhi giusti per vedere nel viso delle persone.

MARZO

Se non hai le tasche piene e pensi che sia un segno di fatalità
Casomai ti cerchi una panchina dove le parole vengono a metà
E tutto è facile come l'aria tra le palme di questa città
Bianca di panni di panna all'alba.

Con gli occhi persi nel parco un vecchio aspetta l'ora della pasta
Coi fari spenti nel bosco due pazzi vogliono un figlio.

E tutto questo lo cerco quando niente mi basta
O come adesso che tanto mi basta
O come adesso che tanto mi basta.

Gialla Vergine che brilla di mimosa e camomilla
L'ho puntata a naso come un ladro d'oro in quella chiesa rosa pallida
E il prete parla piano di fiducia, e come brucia l'anima
Santa, come una troia stanca.

La piazza canta col fango, ma tutti pensano che tanto
La pioggia è solo un imbroglio sopra i cappotti di lusso.

E tutto questo lo cerco quando niente mi basta
O come adesso che tanto mi basta
E tutto questo lo cerco quando niente mi basta
O forse adesso che tanto mi basta.

(FISCHETTIO)

Dai primi baci del giorno sul collo nero di un monello
I tetti abbracciano Marzo che cambia il senso del mondo
Con gli occhi sporchi di sonno la processione passa come l'acqua
La sabbia annebbia la gonna di una donna che non canta.

LE COSE CAMBIANO

Cielo che mattina affascinante, tutto quanto sembra in movimento
Disordine di nuvole e mutande, dalla finestra al pavimento
Amanda e il suo televisore spento: dalle lenzuola è nata una ginestra
che segna il suo percorso in un momento dal pavimento alla finestra.

E tu che guardi giù, tra i fogli bianchi e tanti alberi gialli
E lei, quell'aria indescrivibile di chi non ha da scrivere
ti ha raccontato che:

Le cose cambiano, le cose passano, non restano le cose casomai ritornano
Le cose cambiano, le cose passano, prima vengono le cose poi partono
Le cose cascano nell'ombra
E viene l'onda, torna e ritorna. E viene l'onda, torna e ritorna.


Sangue mio che non hai più colore, trasparente corri senza odore
per le vie che sono le mie vene, è una tempesta che a mezzanotte viene
Tano nell'umore della notte, pezzi di pianeti sul balcone
La luna punge il pelo come botte, le stelle in cielo una resurrezione.

Sarà quest'aria fresca, ma mi gira la testa
Sei così bella che un mondo d'oro in cielo accanto a te brilla di più
E lei, tra mille fogli scritti, nei giorni belli e brutti
Ha detto "Stai con me".

Le cose cambiano, le cose passano, non restano le cose casomai ritornano
Le cose cambiano, le cose passano, prima vengono le cose poi partono
Le cose cascano nell'ombra
E viene l'onda, torna e ritorna. E viene l'onda, torna e ritorna.

FIRENZE, GLI OCCHI DI APRILE

Firenze, son capitata qua figlia di nomadi
Giganti caduti da una giostra, un giudice e una donna
un uomo e una maestra.
Fratello e sorella condomini della mia stessa guerra ironica e contorta,
la porta segnava una dogana tra il nido e un paradiso di figli di puttana.

Le corse fori a fassi male a 'i fisico,
spinelli, ragionamenti e un partitino a Risiko
e a casa t'aspettavano du' sberle, un bacio e una frittata,
amore odio e cioccolata.

Compagni di scuola bianconigli
e i ruvidi consigli di professoresse tiepide:
"Signora, sua figlia la un ci viene a scuola
e se ci viene, viene per andare male, divagare....
Divagare sì, divagare... Divagare eh....

Ci credo, ridevo, tacevo tra me e me come un'ossessa
ripetendo: "Mica posso stare ferma su sto banco color indaco
ch'è un pulpito da sindaco, è la gonna d'argento
d'una zingara d'appartamento...

Firenze, ti ho ritrovata come una tavola apparecchiata
di vini e viscere, piccole storie nere,
voglia di vivere con le straniere.
Tra due natali e un capodanno passato a urlarti di fianco...
Firenze, domani l'altro parto....

Ma oggi c'è

Solo il campanile l'aria gentile, gente che ride
gli occhi di aprile.
(ad libitum)